Avete già incontrato lo studio di funzione qualche anno fa. Vi era stato detto che era formato da step, vi hanno mostrato i primi e vi hanno detto che più avanti avrete studiato gli ultimi Oggi è il giorno in cui li studierete.
Quello che noi vogliamo fare è disegnare un grafico quantitativo della nostra funzione. Per grafico quantitativo si intende un grafico che non è esatto al ma che rende correttamente l'andamento della funzione.
Come anticipato poco fa, lo studio di funzione è formato dai seguenti step:
Talvolta, all'interno dello step numero viene aggiunto anche lo studio di eventuali simmetrie e periodicità.
Alla fine di ogni passaggio, si ridisegna il grafico precedente modificandolo rispettando le nuove informazioni ottenute.
Nel corso della lezione, porteremo avanti, step per step, lo studio della funzione
Analizziamo uno per uno ogni step:
Il dominio di una funzione è l'insieme formato da tutti i numeri reali tali che sia ben definita.
Dobbiamo eliminare dal dominio tutti i valori di che:
Effettuando questi passaggi sarete capaci di trovare il dominio di tutte le funzioni che incontrerete.
Nel nostro esempio, quindi, l'unico problema che possiamo incontrare è che il denominatore sia uguale a
Vediamo quando questo succede:
Dobbiamo quindi escludere soltanto dal dominio. Quindi esso sarà:
Risulta importante conoscere il segno della funzione. Dunque, andremo a risolvere la disequazione:
I punti in cui è verificata l'uguaglianza vengono chiamati gli zeri della funzione e rappresentano le intersezioni della funzione con l'asse
Una volta risolta la disequazione che ci dice quando la funzione è positiva o uguale a non c'è alcun bisogno di risolvere la disequazione
Infatti, se una funzione non è maggiore o uguale a vuol dire che deve essere negativa. Quindi ci basterà prendere i punti esclusi dalla disequazione che abbiamo già risolto.
Ricordatevi, però, di prendere solo i punti appartententi al dominio.
A volte, arrivati a questo punto, si studiano eventuali simmetrie e periodicità della funzione.
Una funzione è detta pari se per ogni è vero che In altre parole, una funzione è pari se è simmetrica rispetto all'asse
Una funzione è detta dispari se per ogni è verificato che . In altre parole, se la funzione è simmetrica rispetto alla retta
Fate attenzione, al contrario del concetto di numero pari e numero dispari, una funzione che non è pari non deve essere dispari.
Infatti, la maggior parte delle funzioni, in realtà, non è né pari né dispari.
Alcune funzioni, poi, soprattutto se formate da funzioni trigonometriche, possono essere periodiche.
Nel nostro esempio, quindi, avremo:
Il segno del denominatore è abbastanza semplice da studiare, ma ci conviene fattorizzare il numeratore.
Notiamo che azzera il numeratore, dunque possiamo applicare Ruffini (ecco come fare 👈) ed ottenere:
Le soluzioni del fattore di secondo grado sono e e il coefficiente del termine di secondo grado è positivo, di conseguenza la parabola associata sarà negativa tra le intersezione e positiva altrove.
Da questa fattorizzazione otteniamo quindi già che gli zeri della funzione sono e
Per risolvere la disequazione, invece, possiamo tracciare il grafico dei segni:
Dunque avremo per .
Notiamo, poi, che l'intersezione con l'asse avviene a:
Possiamo quindi indicare in quali aree si troverà la funzione:
Passiamo ora al prossimo step:
Per poter tracciare meglio il grafico qualitativo della funzione, è fondamentale studiare alcuni limiti della funzione e osservare se sono presenti asintoti.
Quali limiti dobbiamo risolvere? Bisogna studiare il limite della funzione quando tende ai punti di inizio e di fine di ogni intervallo del dominio.
Se, ad esempio, il dominio della nostra funzione è il seguente:
Studieremo il limite della funzione per che tende a a , a e a
Risolvendo questi limiti, scopriremo se la funzione presenta degli asintoti.
Gli asintoti possono essere orizzontali (che si cercano facendo il limite per che tende ), verticali (che invece si cercano facendo tendere la ad un punto finito escluso dal dominio) e obliqui (che si cercano come quelli orizzontali):
Non tutte le funzioni presentano asintoti, ma non sono rari da incontrare.
Continuiamo con il nostro esempio: prenderemo i limiti per che tende ad a , a e a
Risolviamoli:
Dunque avremo che sarò un asintoto verticale, mentre non avremo asintoti orizzontali né obliqui.
Possiamo quindi disegnare l'andamento approssimativo della funzione:
Già avendo effettuati questi step, infatti, dovreste essere capaci di disegnare un grafico qualitativo molto approssimativo della funzione.
Spesso, però, risulta utile studiare se sono presenti massimi o minimi locali:
Ci ricordiamo che abbiamo da poco imparato ad usare un nuovo strumento: la derivata. Essa ci dice se la funzione sta aumentando o diminuendo.
Se la derivata è positiva, la funzione sta aumentando, mentre se è negativa sta diminuendo. Dunque sarebbe molto utile studiare il segno della derivata.
Avendo trovato il segno della derivata, potremo tracciare meglio il grafico qualitativo perché sapremo quando sta aumentando e quando sta diminuendo, ma come facciamo a trovare i massimi e i minimi?
Intanto dobbiamo osservare le differenze tra massimi e minimi locali (o relativi) e massimi e minimi assoluti (o globali).
Il massimo assoluto della funzione è il valore più grande che può assumere.
Analogamente, il minimo assoluto è il valore minimo che la funzione può assumere.
Un punto, invece, è un massimo locale se è maggiore sia dei valori immediatamente precedenti che quelli immediatamente successivi.
Si tratta invece di un minimo locale se è minore dei valori immediatamente precedenti e immediatamente successivi:
Quali sono più interessanti? Quelli locali o quelli assoluti? Entrambi sono importanti, ma siccome ci possono essere più massimi locali e solo un massimo assoluto, spesso si spende più tempo a studiare i massimi locali.
Come trovare, però, un massimo o un minimo locale?
Affinché un punto sia un massimo locale, dobbiamo avere che prima di esso la funzione stia aumentando e subito dopo di esso cominci a diminuire.
In altre parole, la derivata della funzione prima di esso deve essere positiva e dopo di esso deve essere negativa.
Quando è che una funzione da positiva diventa negativa? Quando passa per I massimi e i minimi locali avvengono quando la derivata è uguale a e cambia segno.
Se da positiva diventa negativa, otteniamo un massimo. Se da negativa diventa positiva, otteniamo un minimo. E se la derivata è positiva, diventa e rimane positiva? In tal caso, otteniamo un punto di flesso.
Un punto flesso è detto a tangente orizzontale ascendente se la derivata è positiva, mentre è detto a tangente orizzontale discendente se la derivata è negativa:
Non ci basta quindi sapere quando la derivata è uguale a dobbiamo anche sapere che segno ha prima e dopo, per questo è molto importante studiare il segno della derivata.
Inoltre, potremmo avere un punto in cui la funzione è ben definita, ma la sua derivata no. In tal caso, abbiamo possibilità:
Procediamo con il nostro esempio: per prima cosa troviamo la derivata prima della nostra funzione:
Il denominatore è sempre maggiore di mentre studiando più approfonditamente il numeratore si può ottenere che esso sarà maggiore di per maggiore di circa
Dunque, prima è negativa e poi diventa positiva, questo vuol dire che abbiamo un minimo locale per circa.
Oltre ad essere un minimo locale è anche il minimo assoluto? No, perché sappiamo che la nostra funzione tende a quando tende a
Siccome la derivata ha solo uno zero, non ci saranno altri punti di massimo o minimo locali.
Sapendo, inoltre, che la nostra funzione è monotona decrescente per circa per poi diventare monotona crescente.
Possiamo ridisegnare meglio il grafico:
Abbiamo quasi finito il nostro studio di funzione, ci rimane soltanto da studiare la concavità della nostra funzione:
Oltre al segno della derivata prima, risulta utile studiare anche il segno della derivata seconda, cioè la derivata della derivata.
Esso ci dice qual'è la concavità della nostra funzione:
I punti in cui la concavità cambia da verso l'alto al verso il basso sono i punti di flesso.
Concludiamo quindi il nostro esempio di studio di funzione.
Calcoliamo la sua seconda derivata:
Possiamo riscrivere come che quindi diventa
Sostituiamo e risolviamo la disequazione:
Studiamo prima il segno del denominatore:
La radice cubica è un operatore che preserva il segno, dunque possiamo applicarlo su entrambi i lati dell'equazione:
Per il denominatore, invece, abbiamo:
Possiamo quindi tracciare il grafico dei segni:
La nostra funzione avrà concavità verso l'alto per e concavità verso il basso per L'unico che abbiamo è a quindi quello sarà l'unico punto di flesso.
Con queste informazioni, possiamo tracciare il grafico definitivo:
In generale, una volta raccolte tutte queste informazioni, sarete capaci di tracciare un buon grafico quantitativo della funzione.