Prendiamo un triangolo rettangolo :
I due lati adiacenti all'angolo retto ( e ) sono detti cateti, mentre il terzo lato, quello "lontano" dall'angolo retto è detto ipotenusa
Il teorema di Pitagora lega tra loro la lunghezza dei cateti e quella dell'ipotenusa. Esso infatti afferma che:
La somma dei quadrati costruiti sui cateti (di un triangolo rettangolo) è uguale al quadrato costruito sull'ipotenusa.
Algebricamente lo si può tradurre come:
Quindi, a cosa ci serve questo teorema? Con esso possiamo trovare l'ipotenusa conoscendo i cateti, oppure possiamo trovare un cateto conoscendo l'altro e l'ipotenusa, basta isolare l'incognita desiderata nell'equazione:
per trovare l'ipotenusa
per trovare il cateto
per trovare il cateto
Vediamo un esempio di come possiamo applicarlo:
un triangolo rettangolo ha cateti e sono lunghi rispettivamente e , trovare la lunghezza dell'ipotenusa
Per farlo basta utilizzare il Teorema di Pitagora, che ci dice:
ovvero:
Quindi basta sostituire e per trovare l'ipotenusa :
Ed ecco risolto. In questo caso abbiamo ottenuto tre valori interi per i lati del triangolo e siccome dobbiamo prendere un radice quadrata è piuttosto raro che escano dei numeri interi.
Questa terna di numeri viene chiamata terna pitagorica e quella che abbiamo appena visto è la più piccola che esista. Perchè ci interessano le terne pitagoriche? Perché in alcuni casi ci aiutano a semplificare i calcoli.
Notiamo infatti una cosa interessante: se moltiplichiamo ogni termine della terna pitagorica per un numero intero , otteniamo un'altra terna pitagorica. Perchè?
Dimostriamolo:
una volta moltiplicati per , la nuova terna diventerà , applichiamo il teorema di pitagora e vediamo se lo verificano:
L'uguaglianza è verificata. Geometricamente questo ha senso perchè moltiplicare ogni lato per una costante equivale a rimpicciolire o ingrandire il triangolo, quindi è ovvio che rimarrà un triangolo rettangolo.
Ma perchè abbiamo fatto tutto questo? Perchè ora se abbiamo, ad esempio, due cateti di lunghezza e , sappiamo subito che l'ipotenusa sarà lunga .
I cateti sono infatti quelli della terna pitagorica ma moltiplicati per , quindi e dunque l'ipotenusa deve essere il doppio di , ovvero .
Se quindi vi capita di trovare due cateti nella forma e , sapete già che l'ipotenusa sarà . Questo è specialmente utile per molto grandi.
Se per esempio avessimo due cateti lunghi e , sarebbe un po' lungo fare i calcoli perchè li dovreste elevare al quadrato, sommarli e prendere la radice quadrata. Se però notate che:
e , sapete già che l'ipotenusa sarà , ovvero
Passiamo quindi ai Teoremi di Euclide . Sono molto meno famosi e generalmente meno utili del Teorema di Pitagora, ma ci possono aiutare a risolvere molti problemi.
Il primo teorema di Euclide enuncia che:
Il quadrato costruito su uno dei cateti (in un triangolo rettangolo) è uquivalente al rettangolo che ha per dimensioni la proiezione del cateto sull'ipotenusa e l'ipotenusa stessa.
Cosa si intende per proiezione del cateto sull'ipotenusa? Si intende che dal vertice che il cateto non ha in comune con l'ipotenusa, in questo caso , facciamo partire una retta perpendicolare all'ipotenusa, che la intersecherà in un punto .
Finora abbiamo effettuato un procedimentio analogo a quello per trovare l'altezza di un triangolo, adesso però la proiezione è il segmento , ovvero quello che parte del vertice in comune e l'intersezione .
Potete visualizzare il processo di prendere la proiezione come al guardare l'ombra del cateto se la luce viene dall'alto.
Proviamo a tradurre in forma algebrica quello che enuncia il teorema. Se chiamiamo la proiezione , avremo:
Utilizzando la proprietà fondamentale delle proporzioni possiamo riscriverla come:
Ovvero, il rapporto tra l'ipotenusa ed un cateto è uguale al rapporto tra quel cateto e la sua proiezione sull'ipotenusa.
Il secondo teorema di Euclide enuncia che:
Il quadrato costruito sull'altezza (in un triangolo rettangolo) riferita all'ipotenusa è uguale al rettangolo che ha come dimensioni le due proiezioni dei cateti sull'ipotenusa.
Guardando al disegno del capitolo precedente, se chiamiamo le due proiezioni e e l'altezza la chiamiamo , avremo:
Anche in questo caso possiamo riscriverla come proporzione grazie alla proprietà fondamentale delle proporzioni: