Equivalenze asintotiche
Se due funzioni f(x) e g(x) si comportano nello stesso modo quando tendono ad un certo valore, cioè se il loro rapporto è uguale a 1:
x→x0limg(x)f(x)=1
allora si dice che f(x) è asintoticamente equivalente a g(x) per x che tende ad x0 e si scrive solitamente:
f(x)∼g(x) per x→x0
Se però è sottinteso a quale x0 ci stiamo riferendo, possiamo scrivere anche solo f(x)∼g(x).
A cosa ci serve a noi? Solitamente nei limiti che incontriamo x tende sempre agli stessi valori, a 0 o a +∞, dunque se andiamo a raggruppare funzioni che si comportano nello stesso modo in quei valori, potremo risolvere molti limiti molto più facilmente.
Se ad esempio incontrassimo il seguente limite:
x→0limxesin(x)−1
Sappiamo che sin(x) si comporta come x per x che tende a 0, dunque possiamo sostituire ed ottenere:
x→0limxesin(x)−1= x→0limxex−1=1
Potrete trovare limiti molto più complicati, ma il concetto è lo stesso: se dimostro che una funzione f(x) è asintoticamente equivalente a g(x) quando x tende a x0, se poi incontro un altro limite per x che tende ad x0 dove compare f(x), posso sostituirla con g(x) e viceversa.